giovedì 24 aprile 2014

Vendetta Sociale.

VENDETTA SOCIALE
di Simone Faresin.



"La protesta delle luci ad Istanbul è una fenomeno moderno interessante, 
in città gigantesche fatte solo di cemento e asfalto, 
vedere questi formicai lampeggiare all'impazzata nelle notti di scontri e contestazioni, 
è una delle migliori rappresentazioni di un sistema che (purtroppo) non funziona. 
Intanto a Lisbona..."tutto bene", 
finché non mi sparano un lacrimogeno nella bifana..." 

2013. (L'anno che già non doveva più esistere...) 

La finestra è aperta 
ed ogni piacevole dettaglio che descrive una bella giornata 
fa capolino nel mio salotto.
Ad interferire con la leggera brezza che carezza la sala 
c'é solo un brontolio di sottofondo che sale dalla strada.

È in corso una manifestazione e gli animi sono agitati 
a giudicare dai cori che si sollevano all'unisono.

La 'rua' diventa stomaco e viscere del popolo.
Un popolo stanco e frustrato.
Un popolo fatto di azionisti scontenti.
Un popolo fatto di consumatori.
Un popolo disorientato.
Un popolo senza futuro 
e troppo distratto per ricordarsi del passato.


Si sfogano percorrendo chilometri attraverso le arterie principali della capitale. 
Brandiscono bandiere e bandieroni da stadio, inneggiano alla rivoluzione; 
esibiscono striscioni larghi quanto le quattro corsie dell'Avenida, 
agitati come panni al vento, tante mani a reggere slogan come mollette sui fili tesi.

Ma qui di teso c'è il sistema nervoso di mezza Europa, 
argomento attuale per una tesi, 
utile per poi conseguire un attestato 
anche se poi ti ritrovi disoccupato
e vai ad aggiungerti alla folla che ce l'ha con lo Stato.

Questo malessere che si riversa per le strade 
è per gridare a tutti che non si può rimanere indifferenti,
non è un messaggio solo per amici e parenti.

Non è la mia città, non è neanche il mio paese 
ma siamo tutti nella stessa padella, ormai è palese.

"Fritto come un pesce"
Questa è la sensazione.
"Siamo tutti fritti"
Questa non è solo una considerazione.

Come pesci sembriamo muti ed incapaci di comunicare.
Come pesci seguiamo la corrente, abbocchiamo a tutto quello che ci propongono 
e rimaniamo impigliati in una rete di debiti e di %.
Come pesci veniamo pescati,
se non veniamo venduti siamo sprecati 
e spesso veniamo buttati.

Sapevo che la spazzatura era un tema attuale, 
ma non immaginavo che come una moda 
tutto sarebbe arrivato ad un punto tale.

Di differente non c'è più quasi niente, 
se ci tolgono origini e tradizioni 
siamo tutti uguali senza distinzioni. 

In ogni città principale e in ogni capitale 
di differenziata c'è solo la condizione sociale.

Mi affaccio incuriosito, 
la cadenza dei cori è contagiosa.
Fischietti da arbitro lacerano la quiete del primo pomeriggio, 
sovrastano la voce anche al più accanito dimostrante, 
anticipano l'arrivo di un gruppo d'indignati, 
tutto slogan e scritte ironiche dalla simpatia contagiante,
cori che sembrano più dei latrati, 
c'è l'immancabile megafono, costumi 
e non mancano le maschere di V. 

Ormai spuntano in ogni manifestazione, 
sono ufficialmente un simbolo di contestazione.

V per Vendetta.
V day o Vaffa day, come l'ha chiamato Beppe Grillo.
Già, peccato che in pochi mesi ci si sia già quasi ritrovato 
in un Vaffa day, invitato dai suoi stessi seguaci a recarsi là 
dove volevano mandare tutto il Parlamento, 
sull'onda dello scontento, ma devi stare attento! 

Il Parlamento è vecchio e saggio, 
oltre che porco e selvaggio, 
e sa sempre come mettersi in salvataggio, 
quando dalla strada s'inneggia al linciaggio. 

Roma ne ha viste di ogni: 
Imperi e Imperatori, 
Consoli e traditori, 
falsi miti e usurpatori, 
Papi, Re, preti e oratori, 
troie, suore e borseggiatori, 
tagliagole, artisti e scrittori, 
indovini, cretini e grandi pittori, 
ovviamente anche ottimi scultori,  
misteri, segreti, complotti e invasori, 
alla ricerca di forzieri pieni di oro e altri tesori,
e chi li nasconde manco fossero orrori, 
forse perchè sono dei grandi evasori. 

E per finire turisti e manifestanti, 
insomma di fatti ne sono accaduti tanti 
in questa Città che non ha tempo per i rimpianti, 
amata anche dagli Dei e dalle Divinità 
e di tutta questa grandezza se n'è fatta una vanità, 
peccato che strida con la triste realtà.

La triste realtà...mah, 
ma quanto dobbiamo aspettare prima che si possa cambiare?
Pensi che si sia fatta molta strada dai tempi oscuri del Medioevo?
Credi che un i-pad o uno smartphone ti renda diverso?
Siamo tutti sulla stessa barca, anzi...peggio, 
siamo tutti nella stessa padella!

Padella, fritto, pesce.
No, non è un input dallo stomaco, 
è la mia testa che mi riporta a quello che devo fare.
Lascio la manifestazione a scivolare lungo l'Avenida alberata, 
ritorno all'unica cosa che per ora posso fare 
per esprimermi e partecipare ai cambiamenti: 
scrivere e parlare di grandi stravolgimenti, 
utili, etici, indispensabili.

Viviamo in un acquario, qualcuno non l'ha ancora capito, 
figurati spiegargli che il pianeta è vivo, 
fatto sta che se tutta l'acqua si avvelena nell'acquario 
non ne rimane altro che una bella foto ricordo sul mio diario.

Questo pianeta è stupendo, 
non dobbiamo farcelo togliere da chi vive solo per profitto.
E dato che siamo tutti in affitto 
è meglio che nel culo se lo prendano loro, quelli del profitto, 
tutto in culo e bello dritto.

Nella mia testa. 
È dai tempi dei Faraoni, delle piramidi e di quella sfinge accucciata 
che si questiona sul fatto che di tutta questa ricchezza accumulata 
non rimane altro che una bella tumulata. 
Truffa, burla o una brutta soffiata?
No no, realtà concreta e ben confezionata.
Da questa vita dell'oro non ti porti via neanche una manciata, 
come la fame che torna il giorno dopo, nonostante nella nottata 
si sia consumata la più grande abbuffata.

Intanto sullo schermo. 
La schermata del computer diventa blu come la maglia della Nazionale. 
Lo so che suona meglio "azzurra" visto che sono "azzurri" 
quelli che giocano per la Nazionale Italiana, 
ma l'errore mi serve per stare sul blu. 
Capirete quando leggerete il racconto di una "camicia blu".
Una scritta m'informa dell'errore e consiglia di ravviare.
Riavvio e nel frattempo rabbrividisco all'idea che il computer mi abbia abbandonato.
La mia unità esterna, con più di 5 anni di lavori, foto e video originali, presentazioni 
e molto altro ancora in digitale, è nel portabagagli della mia macchina, 
sotto sequestro in un parcheggio della Polizia, da prima di Natale... 
E adesso ci si mette anche il mio computer? 

Bene, non male come inizio. 

Schermata blu.

PC, non credo stia più per Personal Computer, ma per Problemi e Crisi, o Problemi e Cazzate, 
grosse cazzate, i miei guai lievitano a vista d'occhio.

Disoccupato, al verde e adesso anche il computer mi ha piantato nel bel mezzo di un'organizzazione evento, tra l'altro un evento che neanche mi renderà più ricco di prima, quindi mi ritrovo a fare il classico Don Chisciotte, per cosa poi?
Dov'è finita la mia strada maestra? Ho smarrito la via? 
Forse, ma non il self control.
Sono così abituato a risolvere problemi che non c'è spazio per situazioni panico 
e son così povero che non posso permettermi indecisioni, dubbi, crolli psicologici, 
essere depresso, lamentarmi...
tutte cose da ricchi o da nullafacenti e lavativi figli della malavoglia.
Non mi fermo in corsia d'emergenza per una telefonata, non ho neanche credito nel cell. 

E adesso? 
Queste maledette macchine fatte per darci altri problemi a cui pensare.
Una serie di imprecazioni si fonde con il flusso di pensieri che mi scorrono in testa, 
come un traffico da ora di punta, ripasso i Santi del calendario e l'agenda del cell. 
in cerca di una soluzione. Maledetto computer, maledetto mondo digitale, 
si stacca la spina e il mio mondo svanisce senza lasciare traccia. 
Ma la mia incazzatura non è virtuale. 

È il mio unico strumento di lavoro per foto, video, testi e grafiche, 
unico riferimento tecnologico in ogni mio progetto...e ora? Che faccio? 
Ripenso ad un titolo lasciato scritto tra le bozze: "Simo, sei nella merda!" 
dovrebbe essere un titolo per un racconto che ironizza sulle difficoltà 
della sopravvivenza moderna in tempi di crisi, ma forse si adatta perfettamente 
a questa disperata situazione attuale, aggiornata alle 15:01 di questa giornata 
che mi va già stretta. 
Sto già ripercorrendo mentalmente tutti i miei contatti utili in città, 
pensando a qualcuno che possa risolvermi il problema rapidamente. Chi può salvarmi il culo? Computer mai formattato dal 2005, forse è proprio il momento di dare una bella sistemata al mio pc. 
E alla mia vita, quando la do una bella sistemata? 
Forse mai, ormai mi son troppo addentrato nella giungla dei miei pensieri, 
desideri e in un'intricata formula di ragionamento. 
Ed il Paese? La Nazione, quando la si sistema? Dico sul serio, cosa aspettiamo? 
Che si candidi qualcuno per salvarci dallo sprofondare in una triste autodistruzione? 
Lanciamo una gara d'appalto per Salvatori della Patria o A.A.A. Cercasi Messia? 
La nostra mente e le nostre abitudini sono la più grande sabbia mobile in cui potevamo incappare.

Eppure, nonostante tutto, là fuori, 
da qualche parte nel Mondo, in qualche curva di questo acquario, 
c'è chi farebbe di tutto pur di avere i miei stessi problemi, 
pur di potersi preoccupare di altro 
e non di essere schiavizzato, maltrattato o ingiustamente segregato. 

Io sono qui, libero e incasinato, libero e incazzato. 
Libero di farlo 
e scrivo, perché ho fiducia nei miei simili, perché non siamo soli, 
perché nonostante non se ne parli, qualcuno sta facendo qualcosa 
per salvarci da noi stessi, per far sì che l'evoluzione vada avanti, 
nel migliore dei modi, per il migliore dei futuri possibili e plausibili. 

Il modo di cambiare il Mondo c'è 
e il primo passo è individuare l'origine del problema 
e far sostituire la parte difettosa. 
Oggi costa di meno sostituire con un prodotto nuovo 
piuttosto che riparare il vecchio, bene, impariamo dal sistema stesso. 
Lo cestiniamo così com'è e ce ne facciamo inviare un altro, tramite Corriere. 

È possibile? Certo! 
Quindi preoccupati solo di scrivere bene l'indirizzo, 
che non sbaglino destinazione! 
Ci manca solo che la consegna vada al vicino, 
quello ha già un'erba migliore, 
ci manca solo che si appropri anche della soluzione. 

Eliminare la vecchia politica, dare spazio a professionisti e meritevoli, 
già solo sistemare il Paese saranno cent'anni di lavoro per tutti. 
A cosa vuoi che ti serva la Politica se devi pensare a ricostruire case, strade, ponti, 
ospedali, scuole e ristrutturare servizi, migliorare l'educazione, il senso civico, 
il senso umano, ripulire la televisione ed i mezzi d'informazione. 
Non c'é niente da trattare, c'è solo da fare bene le cose. 
Ed il "Buon Senso" non ha destra, centro o sinistra, 
non ha fretta ma solo la consapevolezza che una cosa va fatta 
per la sua utilità e funzionalità, non per essere plasmata secondo i desideri 
di chi la torta se la divide senza essersela meritata.

E impostare Leggi e Diritti che al primo posto hanno 
il Pianeta, la Natura e le nostre vere risorse, 
non quelle transgeniche, quelle vere, non quelle clonate, 
voglio solo l'originale vecchio stile naturale finché possibile! 

A seguire tutti noi esseri umani, senza ipocrisia, 
senza menzogne, senza la finalità di guadagnare 
ma solo tempo per capire e interpretare la propria vita 
e quello che si può fare in questa unica, irripetibile opportunità, 
che dagli altri non devi farti condizionare, ne svendere, ne fartela inquinare. 


È tempo di vedere soffrire chi ci ruba anche l'aria, 
è tempo di vedere che c'è giustizia, 
nessun condono, solo una bilancia che divida chi è un essere imperfetto 
dagli esseri spregevoli. 

Siamo tutti peccatori, caschiamo tutti in errore, ma la nave sta andando a fondo; 
quindi poche cerimonie: che inizi la sassaiola, 
che si faccia differenza tra un comune peccatore 
e chi con i suoi peccati tiene in ostaggio paesi, generazioni, dignità, libertà, ... 
in così grande quantità. 

Basta, o avere la merda fino al collo non sarà più un modo di dire  
ma una disgustosa realtà. 
Rivoluzione, adesso, non aspettare niente e nessuno. 
Tanto siamo la maggioranza, siamo poveri e sfruttati, 
siamo la maggioranza, 
siamo la maggioranza, 
siamo la maggioranza 
e danno tutti per scontato che non reagiremo mai. 

Mai dire mai 
e mai sottovalutare il nemico. 

Serve una vendetta sociale, serve mostrare a quanti hanno subito abusi e sofferenze, 
che chi ci ha illuso e si é ingrassato, rubando e mentendo, non arriva ad un lieto fine. 
Serve mostrare che questi sono "mutanti" che ogni giorno accettano 
che avvengano mostruosità e atrocità, 
devono finire nello stesso calderone, che finiscano tritati dal loro stesso meccanismo, 
spappolati dal loro stesso ingranaggio, affogati nel loro petrolio, 
affettati come balene ancora vive e inscatolati, intossicati con veleni travestiti da farmaci, 
messi in catene nelle miniere, sbranati dai leoni o, meglio ancora, sbranati dai loro stessi elettori.

E per favore, fuori dal Parlamento andiamoci in settimana, 
che nel weekend non c'è nessuno dentro e se lo occupiamo pure un favore gli facciamo! 
Non devono neanche venire a lavorare. "Lavorare"...
Prendiamoli tutti insieme. 
Per una volta vale la pena di fare di tutta l'erba un fascio, 
quella in Parlamento è erbaccia da estirpare. 

Dicono che la Mafia è una montagna di merda. 
Vero, ma è merda radioattiva, perché la merda naturale a qualcosa serve;  
la Mafia fa solo schifo, come chi conduce la partita in gioco, mascherandosi da Governo. 
Dicono che la Mafia è come una pianta rampicante, cosí ben attaccata alla colonna 
su cui si avvinghia da tempo,  che le sue radici ormai ne fanno parte 
e se la sradichi, crolla anche la colonna. 
Bene, crolli tutto, ricostruiamo, trasformiamo. 

Reset. 

Muoia Sansone con tutti i Filistei.

Schermata blu. 

Blu come un mare digitale.
Blu come i caschi blu dell'ONU in Africa. 
Blu come la faccia dell'uomo che si fa chiamare Padrone 
e che strozzerei con le mie mani...diventerebbe blu. 
Blu come la faccia dell'uomo blu, 
un Americano che veramente è diventato di pelle blu. 
Blu come l'auto più antipatica in Italia. 
Blu come un'espressione di delusione...blúh!

E se capita a me, buona schermata blu a tutti. 
Così fate distinzione tra reale e virtuale. 



Simone Faresin. 


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